“Amare una persona è…
Omar Falworth
Averla senza possederla.
Dare il meglio di sé senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei, ma senza essere mossi dal bisogno di alleviare la propria solitudine.
temere di perderla, ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei, ma senza dipendere.
Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.
essere legati a lei, pur essendo liberi.
Essere un tutt’uno con lei, pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò, la cosa più importante da fare è…accettarlo così com’è, senza pretendere che sia come si vorrebbe”
Sulla scia del pensiero di Omar Falworth, straordinario scrittore delle mille sfumature positive, desidero condurvi in un viaggio alla scoperta della matrice delle relazioni.
Quanti di noi si saranno posti almeno una volta nella vita la domanda “cosa vuol dire Amare”?
Quanti si sentono tutt’oggi alla ricerca del Vero Amore e quanti dichiarano di “aver chiuso con gli uomini/donne”, perché dopo aver assaporato il dolce miele dell’Amore, l’hanno visto poi sfiorire nel tempo; quanti vivono nel ricordo di ciò che è stato e quanti altri trascinano un rapporto di coppia logorante e doloroso, magari nella speranza che lui o lei possa cambiare?
Esistono valanghe di libri e riviste di vario genere che elencano in maniera più o meno stravagante le diverse modalità con le quali poter accalappiare un uomo (o una donna) e riuscire in una vita di coppia appagante e duratura.
La dura verità è che uomini e donne sono diversi tra loro, che ciascuno di noi è diverso dall’altro e nessun manuale può darci soluzioni che si adattino a tutti e ad ogni situazione.
Inoltre, nel corso della nostra Vita, incontreremo sempre qualcuno pronto a darci consigli o che peggio ancora ci dice cosa è meglio fare per noi (per loro!) e talvolta per timore di sbagliare restiamo inchiodati alla nostra “zona di confort” e maturiamo l’effimera convinzione che la Vita sia tutta lì.
Da un punto di vista mentale, bisogna sapere che ciò che pensiamo ha profonde conseguenze su come viviamo la relazione e ciò vale anche per il nostro stato emotivo e spirituale.
Il nostro mondo intellettuale è ricco di pensieri, sensazioni, convinzioni (spesso limitanti), fantasie, impressioni e spesso siamo alla ricerca di qualcuno che condivida i nostri stessi valori e norme, anziché ricercare uno spirito affine al nostro.
I problemi sorgono quando ci si rende conto delle diversità. Gli uomini sono tendenzialmente più orientati alla risoluzione dei problemi, vogliono raggiungere i risultati e sono meno concentrati rispetto alle donne sulla società e la famiglia, mentre le donne sono più intuitive, sensibili e cercano di trasformare il problema, laddove si presenti, al fine di evitare sofferenze al nucleo famigliare.
Bisogna pertanto tener conto che i conflitti in una relazione possono nascere da una diversa visione del mondo e che quindi il primo passo è quello di analizzare all’interno del rapporto queste differenze e tenerne conto nella valutazione del diverso modo di pensare. Inoltre, in caso di conflitto, siete disposti a calarvi nel mondo dell’altro, anche se lo trovate illogico e in disaccordo con la vostra opinione?
Per crescere in un rapporto, che non sia solo di natura amorosa, bisogna essere consapevoli di come l’altro reagisca in maniera diversa da noi. Calarci insomma nei panni dell’altro.
A tal proposito ci viene incontro l’empatia, questo straordinario sentimento di natura prettamente sociale, del quale noi esseri umani siamo dotati sin dalla nascita, che ci permette di sperimentare, comprendere e condividere le emozioni dell’altro.
L’empatia è il punto di partenza per ogni forma di relazione; sulle sue fondamenta si ergono i pilastri che danno forma all’innamoramento tra madre e figlio, o tra persone adulte.
E’ l’empatia a dirci se quella persona appena conosciuta risuona con noi o sarebbe meglio tenerla alla larga. Bisogna saper ascoltare le proprie sensazioni, le proprie emozioni perché i segnali ci sono sempre, sta a noi saperli interpretare.
Giungiamo così a parlare della matrice emozionale delle relazioni. Le emozioni fanno parte di noi, sono un patrimonio inestimabile e accompagnano la nostra intera esistenza.
Alcuni uomini vivono ancora nella falsa credenza che esprimere i propri sentimenti sia indice di debolezza e cercano pertanto di controllarsi perché un vero uomo deve essere forte, intelligente, deve apparire distaccato e determinato.
Ciò facendo reprimono le emozioni e si allontanano dal loro vero Io. Se non possono affrontare le situazioni, si arrabbiano e reagiscono con aggressività e se le cose si fanno insopportabili, girano sui tacchi e guadagnano l’uscita evitando il conflitto. Ma questo non va bene in una relazione.
Gli uomini filtrano i loro sentimenti con il cervello razionale e solo in un secondo tempo riconoscono il sentimento. Le donne, al contrario, provano subito le emozioni e solo più tardi le analizzano in maniera più filosofica.
In entrambi i casi si tende ad utilizzare un solo emisfero alla volta, quello sinistro (analitico) o quello destro (intuitivo).
Capiamo bene a questo punto l’importanza di avere una relazione che ci aiuti a integrare sinergicamente entrambi gli aspetti della nostra umanità. Dobbiamo imparare a sintonizzarci con l’altro permettendo al suo mondo intellettuale ed intuitivo di entrare dentro di noi. Quando l’uomo non entra in sintonia emozionale con la partner, la donna si sentirà distaccata dall’uomo.
Il tentativo di controllare le emozioni non appartiene sono all’universo maschile: la società moderna richiede purtroppo alla donna l’enorme sacrificio di distaccarsi dalla propria parte femminile (dolce, complice e accogliente mamma/compagna) e le impone ritmi snervanti, stili di vita frettolosi, ruoli che richiedono impegno, determinazione e rigidità.
Ciò molto spesso va a discapito della femminilità, della sensualità e le donne cominciano a non coltivare più la loro vera essenza e somigliano sempre più agli uomini. In molti casi questo si traduce in una competizione tra partner su chi è più forte e capace dell’altro o addirittura si assiste all’inversione dei ruoli, che crea non poche incomprensioni, confusione e spesso rotture.
La via anche in questo caso è quella di dare ascolto ai propri sentimenti, alle proprie sensazioni, di condividerle con il partner e di evitare di trascurare il dialogo, gli interessi in comune, la complicità, la famiglia. Senza un buon legame emotivo, si attivano le reciproche paure e insorgono i problemi.
Dobbiamo quindi restare legati alle nostre sensazioni e imparare a conviverci, dobbiamo saper mostrare le nostre vulnerabilità e disinnescare la logica dalle nostre menti per riuscire a entrare nel mondo dell’altro migliorando la comunicazione.
Abbiamo sinora parlato di matrice mentale e di matrice emozionale delle relazioni, ma ne esiste una terza, dallo spirito collettivo e creativo, denominata matrice spirituale. Le relazioni che viviamo racchiudono un significato più ampio e profondo e la chiave di questo significato giace proprio dentro di noi, nella nostra spiritualità.
In questo senso, la spiritualità non è da confondere con la religione e né deve essere confusa con l’ingenuità. A volte evitiamo i confronti per non generare conflitti, ma in realtà stiamo solo scappando dal problema, da ciò che è la nostra volontà e che decidiamo di sopprimere.
Ancora una volta la parola d’ordine è connessione. Restare connessi a se stessi genera contemporaneamente una connessione con il mondo che ci circonda. perché quando sappiamo davvero cosa ci piace fare, cosa ci rende felici, cosa desideriamo, attireremo inconsciamente nel nostro mondo ciò che desideriamo. L’energia che si sprigiona dentro e al di fuori di noi quando siamo felici e quando amiamo, è visibile e percepibile da chi ci sta attorno.
E’ persino misurabile!
E ciò si ripercuote positivamente sulla nostra mente, generando pensieri positivi e sull’intero organismo donandoci benessere e salute. Per questo la spiritualità ha a che fare con le nostre possibilità di legarci all’amore universale dentro di noi e di condividerlo con il resto del mondo. Più siamo legati, più è grande la nostra capacità di amare e di affrontare gli ostacoli sul nostro cammino.
In conclusione, bisogna sì accettarsi per come si è, ma al contempo, non bisogna mai smettere di migliorarsi dando ascolto al nostro vero Io. Nel momento in cui riusciamo in tale compito, siamo allo stesso modo in grado di accogliere nella nostra vita altre persone, di certo le più vicine al nostro sentire e condividere con questa il meglio che la Vita ha da offrire.
Cristina Bartoli
Dott.ssa in Discipline Psicosociali