Dongiovannismo

Catherine: “Ma tu hai fatto l’amore con così tante donne… “
Don Juan: “Catherine, un artista può arrivare a dipingere un centinaio di tele prima di arrivare al capolavoro, e vorresti negare la stessa pratica ad un amante? ”

Tirso de Molina ha raggiunto fama universale come autore di El Burlador de Sevilla y convidado de piedra (1948), il dramma in cui viene rappresentata la storia di Don Giovanni. È la prima opera in cui figura Don Juan, che diede poi l’ispirazione a infinite altre opere teatrali, in prosa e in musica, di cui la più nota è quella di Mozart.

L’analisi di colui che viene identificato come Dongiovanni, è ampia ed offre un quadro dai colori variegati che evidenziano situazioni comportamentali che rasentano la “patologia”.

Il Dongiovanni appare, a volte, nel suo desiderio di molteplici relazioni amorose che lo travolgono per brevi periodi e lo spingono ben presto a ricercarne di nuove e più eccitanti, come un bambino viziato che pretende tutti i giocattoli che vede, ma che dopo un breve gioco, superato il primo momento di sorpresa ed eccitazione per la novità che gli si presenta tra le mani, perde entusiasmo rapidamente, mette da parte o addirittura distrugge il giocattolo che aveva tanto desiderato e si accanisce nella estenuante richiesta di altro oggetto del desiderio.

Le motivazioni del comportamento anomalo del Dongiovanni vanno ricercate in squilibri della sfera affettiva che lo condizionano nel suo relazionarsi con l’altro sesso.

Si porta dentro profonde insoddisfazioni mai confessate ad alcuno e forse nemmeno a se stesso, traumi di abbandono in età infantile da parte di una persona cara o di mancato affetto nei suoi confronti da parte della figura materna.

Il suo “umiliare” la donna che considera come oggetto del suo piacere, è un modo per “vendicarsi dei torti” subiti quando era piccolo e non aveva la forza per ribellarsi e reagire al sopruso ed alla sofferenza vissuta in silenzio.

Calpestando la dignità delle donne con cui si accompagna intende, forse, punire la figura materna che continua a perseguitarlo senza pietà.

O potrebbe trattarsi di emulazione della figura paterna che mostrando disinteresse nei confronti della moglie e quindi della madre del Dongiovanni,  ha spinto il figlio ad assorbire come spugna la sua mancanza di etica e morale. Ma molte altre potrebbero essere le “molle” che fanno scattare determinati comportamenti. 

Ma oggi la figura del Dongiovanni attrae ancora?

Il Dongiovanni, che oggi definiremmo “mascalzone” o “sciupa femmine”, piace e conquista come e più di prima. Egli racchiude in sé il fascino dell’inarrivabile, del mistero, del “mai scontato” e spesso, purtroppo, sono proprio le donne con bassa autostima a cadere nella sua rete, proprio perché riuscire a conquistare questa tipologia di uomo, significherebbe valere più di altre donne che hanno fallito nell’intento.

Da non sottovalutare inoltre la “sindrome da crocerossina”, che spinge le donne, a metà tra il masochismo e l’altruismo, a voler redimere l’anima persa del Dongiovanni, anche a costo di perdersi in un rapporto vittima/carnefice. Inutile dire che a questo stadio, il rapporto sarebbe ben lontano dall’essere “di coppia”.

Fornire consigli in merito è cosa superflua. Ognuno è artefice del proprio destino. Se avete la vaga impressione che l’uomo che avete puntato sia un Dongiovanni, non pensate di poterlo cambiare… sforzatevi voi di essere ciò che realmente desiderate: una donna/compagna amata ed appagata, oppure una vittima di un gioco avvilente e degradante.

Maria Anita Acciarini

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